giovedì 11 aprile 2019

Perchè amare gli animali, di Santa Teresa di Calcutta

Con tutto il rispetto dovuto alla Grande Santa dell'India che tanto ha fatto per il prossimo sofferente, leggendo il (forse) suo dolce scritto, mi permetto di formulare un pensiero, da indegno uomo dello Spirito; che Dio mi perdoni.

"Perché ti danno tutto senza chiedere niente"
Non ci rendiamo conto che noi, esseri umani, tutto vogliamo, tutto desideriamo, e superbamente non domandiamo mai.
Per questo oggi idolatriamo gli animali: silenti schiavi a cui tutto possiamo togliere: la libertà, il piacere sessuale castrandoli, l'identità facendone i nostri peluches animati.

"Perché contro il potere dell'uomo con le armi sono indifesi"
Indifesa una tigre, un orca, uno squalo o un branco di cani randagi? Lascio agli intelligenti il responso.
L'uomo bestializzato ha creato le bombe ma il significato originale di ARMA è Nobiltà e Difesa: lo scudo con l'emblema nobiliare.

"Perché sono eterni bambini"
Di tutto abbiamo bisogno, nelle nostra disgraziata epoca, eccetto di altri individui affetti dalla sindrome di Peter Pan.
Una cosa è la perenne giovinezza che soltanto lo Spirito dona, un' altra è l'attitudine da babbei che spesso accompagna gli immaturi.

"Perché non sanno cos'è l'odio o la guerra"
Odio è la sublimazione concettualizzata dell'istinto che porta il ghepardo a correre appresso alla gazzella per ucciderla, mangiarla e sopravvivere.
La guerra è in atto in ogni istante nella natura tra il predatore e la preda, tra la siccità e la crescita rigogliosa.
L'importante e combattere la buona battaglia nella giusta fazione, se proprio non si riesce a NON combattere ed osservare, commossi.

"Perché non conoscono il denaro e si consolano solamente con un posto dove rifugiarsi dal freddo"
L'essere umano, creato perfetto, ha subìto e subisce tuttora, un processo di degenerazione e involuzione, che lo ha portato dal realizzare piramidi come specchio del cielo stellato o produrre arte meravigliosa, al creare il danaro: oppressore dei popoli e portatore di miseria e morte.
Più l'uomo si allontana dalla luce primordiale, più bestializza e usa il suo offuscato intelletto pervertito, per fare danni.

"Perché si fanno capire senza proferire parola" 
La parola è la presenza di Dio: Cristo è il Verbo di Dio. Di conseguenza la bestia-uomo che parla testimonia la presenza del divino nel mondo. Esistono due silenzi: quello altissimo della scaturigine della musica primordiale che tutto ha creato e quello bestiale della incapacità di articolare il pensiero e la parola, silenzio rotto solo da pietosi versi animaleschi.

"perché il loro sguardo è puro come la loro anima"
Notorio è lo sguardo "puro" del lupo affamato o del cane infoiato.
E l'anima... disgraziati sono i tempi in cui uno stolto come me... io che non son degno di allacciare i calzari a un San Tommaso o a un Aristotele, io che mi trovo a ribadire l'ovvio, che pian piano si perde, al branco di stolti come me, che viaggia con me verso il baratro.
L'anima è di due generi: la vegetativa e la razionale. La prima è di tutti gli animali, quindi la bestia-uomo la condivide con gli altri fratelli animati.
Ma l'anima razionale, che non è la ragione ma molto di più, ce l'hanno solo gli essere umani e la condividono con gli esseri angelici e spirituali.
Preludio immancabile allo Spirito o Intelletto Puro che è la parte più alta e nobile dell'essere umano, parte che non si può descrivere. Ma un genio come Michelangelo Buonarroti  ha saputo raffigurare qualcosa di questo nell'affresco della volta della Cappella Sistina, dove le dita di Dio e dell'Uomo Primordiale si sfiorano.

"Perché non conoscono l'invidia né il rancore, perché il perdono è ancora naturale in loro"
Con tutta la buona volontà... ma il Perdono non è esattamente "mi sono dimenticato perché è passato tempo e la mia memoria non è fatta per conservare", il Perdono è un'altra cosa.
L'invidia e il rancore, per quanto siano degenerazioni della Ammirazione e del Perdono, sono pur sempre attributi umani e umani devono restare: al di sopra del bene e del male c'è DIO, al di sotto c'è la bestia, in mezzo, capaci di scegliere tra bene e male ci sono gli uomini.

"Perché sanno amare con lealtà e fedeltà"
L'Amore: chi sa definire l'Amore? Si può dire quello che NON è: non è un sentimento, non è una "pancia con le farfalle", non è un commercio: io do se tu mi dai.
Citando il Sommo Poeta: "L'Amor che move il sole e le altre stelle", ci si avvicina a quello che è in verità.
La lealtà e la fedeltà? Due virtù umane che si può scegliere di praticare o no, ma non caratteristiche da animali, anche se a volte somigliano, i quali animali sono mossi da ben altre molle, di rango sicuramente non paragonabile.

"Perché vivono senza avere una lussuosa dimora"
Più lussuosa dimora della Natura che Dio stesso ha creato?
Non c'è sfarzo di palazzo paragonabile alle meraviglia della natura incontaminata: gli animali vivono nella migliore dimora possibile.
E anche l'uomo, un tempo, lo sapeva: ne era il custode.

"Perché non comprano l'amore, semplicemente lo aspettano e perché sono nostri compagni, eterni amici che niente potrà separare"
Di nuovo termini altisonanti riferiti ad  una bestia (il che mi fa ancora più fortemente dubitare che questo scritto sia interamente della venerabile Santa); in realtà sono scelte di saggezza e bontà per gli uomini, non istinti che sembrano quello che non sono. L'eternità dell'amicizia è soltanto con Dio (e ben lo sa la nostra ammirabile, ora cullata dolcemente dall'Onnipotente); le altre sono transitorie con chiunque altro: uomo o bestia che sia.
Comprare l'amore? Si può comprare il sesso o il sentimento o la falsa stima, non l'Amore. E non si comprano solo con danaro, ma anche e più facilmente con comportamenti mediocri: quelli sono una merce molto più facile da scambiare, rispetto al danaro.

"Perché sono vivi. Per questo e altre mille cose meritano il nostro amore. Se impariamo ad amarli come meritano saremmo molto vicini a Dio"
Rispettare la Natura, e quindi i regni minerale, vegetale e animale, è una necessità nell'uomo normale, non degenerato.
Purtroppo questa necessità scompare nella mente e nel cuore degli esseri umani di questa nostra epoca, via via che scompare il ricordo del Soffio Divino che ci ha dato la vita.
E si ricorre a semplificazioni pericolose, quando si sente un dolce richiamo nell'anima, non avendo più la cognizione di cosa sia veramente il mondo.
Siamo parte della natura ma siamo anche altro: siamo chiamati a custodirla, conservarla, tenendola nella GIUSTA CONSIDERAZIONE.
Ma il nostro Amore va a DIO che tutto ha creato e il nostro rispetto va alla natura che è nostra sorella; così come l'Amore va ai nostri fratelli umani (il nostro prossimo) e il nostro rispetto va alle altre entità, animate o apparentemente non animate, che ci accompagnano in questo nostro meraviglioso viaggio terreno, che è una semplice introduzione al grandioso, impensabile destino che ci attende, dietro l'opaca cortina delle splendide immagini della Natura.

mercoledì 8 ottobre 2014

La nobiltà

In tempi come questi, dove i neologismi abbondano, molto spesso senza troppo significato, ci troviamo qualche volta di fronte a una parola bislacca che ricorre nei programmi televisivi o si legge sulla sempre meno diffusa carta stampata: questa parola è "meritocrazia".
Curioso connubio di greco e latino-italiano, vorrebbe alludere alla delega del potere a qualcuno che lo può reclamare a giusto titolo a causa di azioni riconosciute che lo rendono degno di tale incarico, appunto: meritevole.
Ma non esiste già, nell' inveterato (e forse consunto) lessico politico, un altro termine, ben più forte e comprensibile dello sbiadito "meritocratico" ?
Non abbiamo già una parola, benché maledetta dalla storia (ma soprattutto dai suoi sapienti redattori), che rende ancor di più il senso del perché questo individuo o quel gruppo, possa detenere il potere?
Evidentemente no; è stata obliata, dimenticata, seppellita; salvo riesumarla in senso dispregiativo e denigratorio, quando si vuol dare del buono a nulla, sfruttatore del popolo, sciocco e vanesio, incapace etc. a qualcuno.

Questa parola, che suscita indignazione al solo pronunciarla e induce immediatamente un sottile prurito nei glutei di tutti gli autentici democratici di questo pianeta è: aristocrazia.
Già: il governo dei migliori.
A questo conduce l'etimologia, completamente greca di questa sorta di bestemmia laica, impronunciabile, condannata del nuovo sacerdozio moderno dei comunicatori di massa.
Ma non sono forse le azioni che rendono un individuo meritevole e quindi migliore ?
E non si usa definire ancora oggi "nobile" il gesto altruistico, disinteressato, giusto, puro, retto ?
E di conseguenza non si chiamano forse "ignobili" (il contrario) le azioni che da questo principio si discostano, ossia le azioni egoistiche, interessate, ingiuste, contaminate, corrotte ?

Un semplice esercizio di grammatica, ormai.
La storia ha condannato senza appello, chi ha usurpato titoli e privilegi legando questo status, che si ottiene solo con le azioni, ad una ereditarietà senza senso.
Giustamente chi non dimostra la propria nobiltà con la propria vita, non ha diritto a definirsi aristocratico e quindi non può esercitare il potere di decidere e scegliere, per sé e per altri che a questo ufficio lo delegano.

Ma come si è giunti a tutto questo?
Attraverso un processo, lento ma inesorabile, di divisione, tra il "migliore" e il suo popolo, e di degenerazione dell' educazione dei migliori.
Il nobile non è "altro" rispetto alla sua gente; è soltanto uno che si distingue per rettitudine.
E in virtù di questa rettitudine, il popolo lo ama e gli tributa fiducia e ammirazione.
Per questo ha il diritto di governare e il dovere di essere al servizio di chi lo riconosce capo.
Il nobile è dimentico di sé stesso e completamente al servizio degli altri: per questo può comandare e deve essere ascoltato ed obbedito.

Come siamo arrivati ad essere invece guidati da individui abbietti , meschini, ladri e quanto di peggio si può dire di un essere umano ?
Forse facendo accedere ai posti di responsabilità e decisione, persone non degne di questi uffici?
Forse utilizzando un sistema elettivo che si basa sull' interesse (di parte), sul tornaconto di chi elegge, sull'odio e sulla lotta di classe, sulla depredazione indiscriminata, senza tutela, senza salvaguardia, senza rispetto, senza onore ?
Forse.
O forse perchè in questo disgraziato mondo, di nobili veri non ne nascono quasi più;  e quelli che per caso dovessero nascere, verrebbero ben presto dirottati verso altri lidi che non siano quelli della verità, della libertà, della giustizia, della misericordia.
Già, la misericordia: il cuore verso i miseri.
Dottrine sociali, false e bugiarde di diverse matrici, sbandierano a scopo puramente elettorale la propria attenzione ai miseri, lasciando poi, di fatto, i miseri sempre più miseri. Questo perchè, scomparsi loro, i miseri, come potrebbero giustificare allora la propria esistenza, certe organizzazioni?
Chi ha a cuore veramente la sorte di un povero, auspica ed opera affinché quell' individuo, povero non lo sia più.
Non lo mantiene in stato di necessità, per essere, a sua volta, necessario.

Ma ricchezza e povertà, in definitiva, non sono il vero discrimine dell'umanità, semmai di una certa capacità di accumulare o dilapidare denaro, diventato ormai il chiodo fisso (che spiegherebbe tutto e sempre), di questo disgraziato brandello della storia umana.
Patrizi e plebei, senato e popolo, governanti e governati, impiegati e artigiani, operai e contadini, donne e uomini, genitori e figli, hanno e avranno sempre un discrimine trasversale che li investe tutti, nessuno escluso: la rettitudine.

E "nobile" è, da sempre, la definizione dell' individuo che tutti o quasi, vorremmo e dovremmo essere.
Oggi, purtroppo, non è più così.
Ma la storia, per fortuna è ciclica, come dotti personaggi ci hanno ampiamente dimostrato; e allora non resta che attendere, magari in una prossima vita, che la nobiltà torni ad essere la fiaccola che dia luce imperitura a questo nostro meraviglioso angolo di universo.

lunedì 30 giugno 2014

La perdita di due sensi

Se fra qualche tempo, la razza umana dovesse perdere improvvisamente, da una generazione all'altra, un paio dei cinque sensi che ogni essere umano oggi possiede, si verrebbe a verificare un interessante quanto simbolico paradosso.
Dopo qualche generazione, i giovani, parlando dei vecchi ormai trapassati e non più consultabili direttamente, potrebbero pensare e dire di questi ultimi che si sono inventati tutto, in merito, per esempio, all'olfatto e al gusto.
Direbbero che non è mai esistito un olfatto, quando annusando un fiore non venisse percepito più nulla dalla atrofizzata mucosa olfattiva; che non è mai esistito un gusto, quando assaporando un cibo non si venisse più inebriati tramite le inani papille gustative.
E potrebbero sorgere interessanti quanto bislacche teorie: le caste dei profumieri e dei cuochi, avrebbero per anni soggiogato il mondo, ancora arretrato e non consapevole, con subdole quanto vuote teorie, proprio per mantenere il proprio potere sugli uomini e per avere un riscontro economico, da un inesistente ambito immaginario, imposto ad arte.
Gli uomini non avrebbero mai potuto annusare e gustare nulla, ma i delinquenti gestori dei falsi sensi, avrebbero influenzato e mentito al mondo per le loro disoneste finalità: potere e denaro.
E la sciocca umanità di quei tempi, avrebbe assecondato i perversi padroni per paura, per ignoranza, per cieca obbedienza, per abitudine.
Il gusto e l'olfatto come inganno collettivo.
E chi mai potrebbe più contraddire i progrediti e dotti scienziati, quando ogni evidenza di laboratorio potesse dimostrare che è stato tutto un imbroglio, perché nessuno percepisce più nulla?

Fantascienza, si potrebbe facilmente dire, oggi, che gustiamo e annusiamo.
Ma procediamo con altre ipotesi bizzarre.
Ipotizziamo, con la stessa fantasia della possibile perdita dei sensi, che per esempio il senso del Sacro e la Religiosità, fossero in un tempo passato, dei sensi reali, così come oggi sono reali e non contestati, il gusto e l'olfatto.
Che prospettiva diversa assumerebbe tutta la critica atea e anti religiosa di questo nostro tempo disgraziato!
Si potrebbe pensare ad un ambito vero, reale; che fornisce sensazioni precise e documentabili, risposte concrete e riscontri oggettivi.
Con rituali e conseguenze, con prese di contatto e risposte; con parole di potenza e conseguenti reazioni dal profondo dell'inesprimibile.
Niente più preti furfanti che inventano Dei inesistenti, utili solo alle loro mire; niente più "oppio dei popoli" teorizzato da dottrine a corto di verità.
Soltanto un mondo perduto, non più fruibile, perché le facoltà dell'uomo attuale si sono atrofizzate.
Un profumo magnifico, non più percepibile perché ormai privi di naso; un sapore sublime non più alla nostra portata perché impossibile da gustare.
Un coito impossibile perché oramai inguaribilmente impotenti.

Ma per fortuna tutto questo è solo fantasia: teniamoci stretti i nostri sensi, e le nostre dotte critiche al mondo dello Spirito del tempo che fu, perché è vero quel che si può provare, non quello che forse c'è stato o forse ci sarà.

venerdì 6 giugno 2014

E lo senti tornare

Un raggio di sole si accende
e dona il coraggio, riporta la gioia
mettendo del sale all' insipido piatto
che è diventata la magra esistenza.

L'amore, spezzato o perduto,
che muoia o finisca, non è differente:
è lutto e dolore che lacera il cuore
e lascia rovine sul proprio cammino.

Ma c'è chi consola chi soffre:
è forza potente, un impeto antico
e nuovo ad un tempo, sapiente bellezza,
con sette regali e nove suoi frutti.

Lo senti tornare di nuovo,
quel senso di forza, che vince la morte
quel vento leggero che supera i monti
e apri, sereno, le braccia alla vita.

Armando Luciani -15/5/2014 -

venerdì 28 giugno 2013

La sostenibile pesantezza del non essere

Che cosa è diventato l' uomo...
Da creatura stupenda, fatta, in principio, a immagine e somiglianza del Dio Altissimo, ai nostri giorni è ridotta ad una larva, una stupida marionetta; pallida eco di quella che, in tempi migliori, era la progenie della decima gerarchia angelica, quella dei Ben Elohim: i Figli di Dio.
Purtroppo: l' uomo si abitua a tutto.
Da questo la sostenibilità della nostra attuale condizione.
Siamo esseri immortali, prigionieri di un corpo mortale che abbiamo "indossato" durante la caduta primordiale, il peccato originale; capaci di adattarci alle condizioni più avverse ed è per questa caratteristica che la nostra attuale condizione ci risulta sostenibile.
Anche se non lo sarebbe.
Accettiamo di essere assimilati a dei congegni biologici, ai quali è possibile cambiare i componenti; ci assoggettiamo ai peggiori postulati della più cieca pseudo-scienza profana; consentiamo che la nostra esistenza sia regolata da fredde norme, che prevedono analisi di laboratorio per stabilire il nostro stato di salute e protocolli medici per destabilizzare definitivamente il nostro equilibrio psico-fisico; oppure renderci dipendenti da farmaci e preparati chimici, figli di una alchimia ormai materializzata, pervertita e asservita al profitto.
Pesante è la nostra condizione: materiale e soltanto materiale. Ogni orizzonte celeste viene negato o relegato nel mondo dei sogni e delle illusioni. La forza di gravità ci vincola alla terra: alla dimensione più bassa e grossolana della nostra molteplice realtà.
Ma la sosteniamo.
Perchè siamo parole divine, vestite di luce, sospinte dal soffio dello Spirito.
Ma consentiamo a sordidi agenti del nemico, di sottrarci la felicita; di rubarci il bene più prezioso: il nostro tempo per la Redenzione in questa vita mortale; assecondando frenetici quanto inutili ritmi vorticosi autodistruttivi. E consentiamo loro di  deprezzare il nostro lavoro, il nostro ingegno, la nostra operosità, che in verità hanno sempre il medesimo valore, ma che vengono stritolati nelle effimere tenaglie della finanza, che toglie importanza rendendo rara l' unità di misura.
Ci hanno imposto il danaro: per dare un prezzo alla nostra opera negandole il valore.
Valore che è imperituro, e nessuno può cambiare; si può solo mistificare.
Basterebbe voltarsi e guardare alle origini per cambiare: le luminose origini.
Ma barancoliamo nelle tenebre, illusi da falsi profeti.
Come nella caverna di Platone, guardiamo le ombre sul muro credendo che siano vere.
Abbiamo rinunciato ad essere, affascinati dalla lusinga di esistere.
La fase peggiore è incominciata con una inversione: cogito ergo sum.
La caratteristica della nostra attuale, decaduta, condizione è proprio l'inversione: di ruoli, di significato, di prospettiva.
Sum ergo cogito, dice un figlio di Dio.
Perchè i pensieri nemmeno ci appartengono: chi è aduso alla meditazione, sa bene che non si comprende da dove vengano, né dove vadano, né chi o cosa li mandi... non certo noi stessi. A noi è dato rifiutarli o assecondarli: aggrapparci a loro o lasciarli andare, ricamare su di loro o gettarli nella pattumiera.
E ci siamo ridotti ad identificarci con essi!
Homo cerebralis.
Pallide ombre, evanescenti fantasmi della mente, impulsi elettrici di un cervello destinato ad essere cibo per vermi: poniamo in loro il fondamento della nostra essenza; abbiamo rinunciato ad essere.
Ma la luce in fondo al tunnel c'è, anche se non la vediamo.
E allora, anche mentre noi "non siamo", anche mentre noi affondiamo, pesanti, nella tenebra, anche mentre sosteniamo l'insostenibile, c'è Qualcuno che opera nella luce e nella verità: redime l'umanità intera, con un semplice, sublime, incomprensibile sacrificio eterno.
Mysterium Fidei.
Lui dobbiamo ritrovare, a Lui dobbiamo aderire, Lui è la nostra essenza.

mercoledì 17 aprile 2013

La disintegrazione della società

Senza ombra di dubbio stiamo assistendo ormai da diversi anni ad un fenomeno inquietante quando irrefreneabile: la progressiva disintegrazione della società.
Senza voler tirare in ballo tesi complottistiche o visioni apocalittiche, sarà sufficiente rilevare, obbiettivamente, i tratti fondamentali di quella che è, nei tempi attuali, una tendenza sempre più marcata.
Integrazione è uno dei vocaboli più pronunciati nel lessico ordinario e dai mezzi di comunicazione di massa, ma a ben vedere, la società viene incanalata nel senso diametralmente opposto.
La dis-integrazione comincia dal nucleo elementare di questa nostra società: la famiglia; si estende all'ambito territoriale più immediato; dilaga in quello dalla appartenenza etnica, distrugge quello nazionale; ridicolizza e snatura quello del credo religioso; mina le basi dello stesso consorzio umano.
Ma come si articolano queste disintegrazioni ?

La prima e più importante ai fini del controllo dell'individuo e della società è quella familiare.
La proposta di modelli "alternativi" di famiglia (allargata, omosessuale, di fatto, etc.), non è altro che un diversivo, un espediente, per diminuire nell' immaginario collettivo l' importanza fondamentale di questo "mattoncino" che  unito a tanti altri e alla malta che li tiene insieme, costruisce il solido istituto della Nazione.
Le altre forme di micro-relazione umana, sono tutte legittime e da salvaguardare, ma non sono la famiglia. Le si possono affiancare ma non possono sostituirla in nessun modo. C'è un legame di sangue, oltre che di vicinanza, tra i familiari. Non basta essere vicini di casa, o vivere anche nello stesso appartamento, per essere una famiglia.
E il legame di sangue persiste, anche se si vive distanti e disgiunti: non dipende dallo spazio e dal tempo.
Nel caso virtuoso e ammirabile dell' adozione di figli, è il NOME che fa le veci del sangue, perchè ne è la manifestazione verbale, in luogo del quale si pronunciano promesse che implicano comportamenti ed impegni da veri consanguinei.

L'ambito territoriale più immediato è sottoposto ad un altra forma di attacco disgregante: la virtualità.
Sradicare l' individuo dal territorio e proiettarlo altrove, o col corpo o con la mente, è il modo più sicuro per renderlo incapace di interagire concretamente col mondo circostante.
Non importa se emigra in altri luoghi inseguendo miraggi e fuggendo da crisi indotte; oppure se scambia le sue amicizie di quartiere con quelle del social-network di turno: l'importante è che non sia, con mente e corpo, qui e adesso.
I partiti politici e le mafie di tutti i dialetti ben conoscono questa "legge del territorio" e basano su di essa il proprio perverso potere.
L'alienazione davanti alla TV o al dispositivo tecnologico di turno (PC, smartphone, tablet, etc.) è un violento colpo alla stabilità dell' individuo, al suo rapporto con la realtà. L'illusione di essere altrove allontana la possibilità di operare qui e ora.
Forzare l'abbandono della propria terra, del proprio luogo d' origine, è un ulteriore affondo a quella stabilità psico-fisica individuale, e rende le persone più facilmente oggetto di controllo e trattativa sociale.

Sulla etnia si è detto moltissimo e quasi tutto a detrimento e demonizzazione di questa innegabile appartenenza di ogni essere umano.
Si deve alla sottocultura di matrice socialista (che sia nazional-socialista o internazional-socialista poco importa) l' esasperazione della appartenenza etnica e la varie aberranti dottrine delle razze che ne conseguono.
La definizione "sottocultura" non allude al fatto che possa esistere anche una "sopracultura" delle stessa matrice, ma semplicemente che questa forma di pensiero deviato non può in nessuno modo essere annoverato tra le culture. Semmai tra le inculture.
La sua sindrome da comparazione (superiore, inferiore, uguale) che si è rivelata essere una vera e propria patologia collettiva, ha generato le peggiori ideologie, rivoluzioni, distruzioni che il mondo nei suoi lunghi e luminosi millenni, abbia mai conosciuto.
Piuttosto che addizionare i valori di individui o collettività diverse che si incontrano, e magari adempiere il mandato divino: crescete e moltiplicatevi, come farebbero tutte le buone filosofie, questa dottrina tende a sottrarre l'uno all'altro dopo una inutile comparazione (quale che sia il risultato), con la conseguenza non trascurabile della divisione tra le persone e le genti, i sessi e le religioni.
Questo simbolismo comparativo-aritmetico dovrebbe rendere più chiaro il lavoro veramente anti-umano e anti-sociale che queste dottrine attuano.
Non esistono razze superiori o inferiori, e non c'è nemmeno la pretesa uguaglianza dei popoli: c'è solo la meravigiosa e costruttiva diversità degli individui, delle razze e delle culture, che in armoniosa somma, moltiplica le facoltà del consorzio umano.

La distruzione delle nazioni avviene in maniera simile a quella etnica, con la differenza che mentre nelle razze viene accentuata una "diversità da superare", un "pregiudizio da abbattere", tramite l'imbastardimento; per le nazioni si afferma un principio di inutilità e di obsolescenza, dettato dal trascorrere del tempo e dalla conclusione di una non ben definita fase storica.
Ma le nazioni non si basano sul tempo o sui confini geografici, bensì sulla unità linguistica ed etnica, cioè sulla capacità vera e immediata di trasmettersi: concetti, emozioni, sensazioni, verità; attraverso il condiviso dono della parola comune, appresa nelle proprie case da quando si è infanti.
Non è un caso che, fallito il velleitario tentativo dell' esperanto, si sia ricorsi all' inglese come lingua franca: la più elementare, grammaticalmente e sintatticamente, la più inadatta ad esprimere principi spirituali e psichici data la genericità dei suoi vocaboli, la più lontana dalle altezze delle lingue antiche quali il sanscrito, il greco, il latino, capaci di educare oltre che la favella anche l'anima umana. Inoltre non è da trascurare il fatto che in inglese, i suoni vocalici si scrivano in un modo e si pronuncino in un altro: ulteriore segno di confusione e alterazione della comunicazione.

Per la religione, che per sua natura e definizione, dovrebbe unire tutti gli esseri, ogni popolo con la propria forma specifica, in un unica grande famiglia di Dio, è stato fatto un lavoro raffinato e terribile.
Nella mente dei più dotati è stato inserito il dubbio che si tratti di una fandonia; in quella dei meno: l' ostilità verso le forme diverse dalla propria.
Parlare di "Dei falsi" è stato uno sciocco espediente di una certa forma religiosa per prevalere sulle altre; forma che ha poi per prima aperto le porte ad una aberrazione dello spirito ormai dilagante: l' ateismo.
La "guerra di religione" inoltre, invenzione antica per coprire una sempre nuova brama di potere, è una contraddizione in termini: la vera religione professa sempre pace e armonia; e quando vengono usate metafore guerriere è sempre e soltanto nei confronti: dell' errore, del peccato, del male, del maligno, dell' ignoranza; mai nei confronti del prossimo o del remoto.
Dai monoteismi più intransigenti, alle forme meditative estremo-orientali, ai politeismi ritenuti a torto "primitivi" o "sorpassati", ovunque è pace e amore.
Ogni altra intromissione è carnalità, necessità sociale, materialismo cruento.

Per il consorzio umano infine il lavoro di disgregazione è stato capillare e definitivo.
L' appartenenza al genere umano è solo una espressione letteraria, usata e abusata su giornali e simili, ma completamente sconosciuta agli individui.
Il modello individuale più in voga è quello del: single, consumatore, apolide,  apolitico, ateo: quanto di più lontano dall' integrità e dall' integrazione con l'altro e col mondo.
Single: perchè l'egoismo regna sovrano, e l'attenzione è solo per la forma fisica, il salutismo, la moda, la seduzione (con successivo abbandono); la fedeltà è considerata un disvalore e il tradimento una "scelta che paga", sbandierata anche dalle offerte promozionali della spietata concorrenza commerciale.
Consumatore: nel senso di puro convertitore di merci  in scorie. Niente attenzione agli sprechi, all' ambiente, alla non rinnovabilità delle fonti. Una macchina da spesa, capace solo di convertire i prodotti delle varie industrie in pattume da smaltire con sempre crescente difficoltà.
Apolide: senza patria nel cuore, senza una terra sotto i piedi: migrante, migrato, o in procinto di migrare; oppure col frenetico desiderio di viaggiare, fuggendo e cercando non si sa bene cosa; disprezzando ciò che è proprio ed esaltando un' utopia che non si avvererà mai.
Apolitico, nel senso che è disinteressato e anche disgustato dalle cose della polis, in modo da lasciare ad altri la gestione del potere e del valore, va a votare e tanto basta.
Ateo: privandosi di un attributo specifico dell' essere umano completo e condannandosi ad una sorta di "sterilizzazione" spirituale, si convince che l'esistenza è una pura carnalità, e che l'invisibile non esiste.
Una sorta di autoevirazione nello spirito, che non può che avere un risultato: il ripudio della realta alla quale non può più accedere per mancanza di mezzi.

Questa è la disintegrazione che stiamo affrontando, nei suoi diversi aspetti, dal particolare all' universale, dal privato al pubblico.
Non c'è modo di fermare questo processo degenerativo senza smascherarne gli artefici nascosti.
Ma la prima arte di questi occulti persuasori e proprio quella di convincere che nessuno persuade e che non esistono avversari.
Prendendo in prestito una frase da un passato remoto, si potrebbe concludere così: la più grande vittoria del Diavolo è avvenuta quando ha convinto il mondo, che il diavolo non esiste.

lunedì 25 giugno 2012

Che cosa è l'uomo


In molti modi è stato definito, nella storia, l' essere umano.
Senza nulla togliere a ciò che è stato detto, io, per esperienza dolorosa e diretta, aggiungo, e dico che l'uomo è un Campo di Battaglia.
Non uno statico e indefinito terreno di scontro, ma un verde campo e una cittadella viventi e animati, capaci di mutare aspetto e forma, paesaggio e fortificazioni, in ragione della propria Volontà, delle inclinazioni e della situazione fisico-animico-spirituale, che ognuno di noi attraversa.
La perenne guerra che vi si svolge non si palesa attraverso battaglie combattute con armi umane: lame affilate e frecce penetranti o codardi fucili e devastanti esplosioni: no, si tratta di altro.
Si tratta di un' unica Santa Battaglia che si manifesta in molteplici scontri, combattuta tra due forze simili e contrarie, che noi, indegni figli del Signore degli Eserciti, chiamiamo: San Michele Arcangelo, invincibile Principe delle Milizie Celesti, e Satana il decaduto angelo ribelle, principe delle tenebre.
A noi, piccoli ma insostituibili registi di questo dramma del microcosmo umano, sta il compito ogni volta, di favorire o impedire all'uno o all'altro, una vittoriosa azione o una cocente sconfitta; erigendo fortificazioni insormontabili o animando perfino le radici delle piante dei campi per impedire o ritardare il passaggio dell'una o dell'altra schiera.
Spostando montagne, se si possiede quel "granello di senapa" di Fede;  precipitando nell' abisso se si rinuncia alla Speranza aprendo le porte della cittadella alla disperazione; erigendo il muro di fuoco della Carità che non può essere attraversato da chi non abbia Spirito Puro.

Tutto questo poggia su un assioma fondamentale: una parola e una realta, meravigliosa e terribile: la Libertà.

Fu la Liberta la condizione necessaria per la seduzione nei confronti dell' albero della scienza del bene e del male, degli antichi progenitori; e prima ancora: della caduta del più bello, luminoso e potente degli angeli che il Signore aveva creato.
Se non ci fosse stata la Libertà, nessuno avrebbe tradito, nessuno si sarebbe mai dannato.
Ma neanche santificato.
Imprigionati nei rigidi e infrangibili schemi del padrone-creatore, come marionette in mano al burattinaio, avremmo soltanto stupidamente recitato una parte già pensata e scritta; tutto sommato, senza senso.
E invece non è così.
La differenza tra l'ipotetico mondo delle marionette e il reale mondo degli uomini e degli angeli, la fa la possibilità di scelta, e cioè: l' espressione autentica della propria volontà, nella perfetta libertà; questo, ci fa salvi o dannati, veramente e realmente.
Ma gli angeli decaduti odiano la libertà, soprattutto quella degli uomini a loro naturalmente inferiori ma incredibilmente prediletti dal Padre; perchè è stata proprio la liberta, e il suo uso non virtuoso, la causa della loro rovina; quindi cercano di negarla, di nasconderla, di impedirne il retto uso.
Astutamente la sostituiscono col libertinaggio, che è sinonimo di schiavitù: piuttosto che liberi, insegnano ad essere schiavi di passioni, vizi, esigenze, necessità... facendo credere di esercitare la propria libertà, soggiacendo a ciascuno di questi carcerieri e incatenandosi con tutte queste catene.

Così, come conseguenza imprescindibile della "caduta nella libertà", sta la sua affermazione reciproca: soltanto attraverso la Libertà potrà realizzarsi la Redenzione.
La Redenzione è l' assenso: una consapevole ed integrale, libera e profonda adesione alla Verità e alla Grazia, alla Sapienza e alla Virtù, all' Amore Eterno e Invincibile, che per noi, immensamente prediletti dall'Altissimo, si riassumono nella Persona di Gesù Cristo.
Per la Redenzione, una propedeutica e ferrea disciplina della Verità è l'unica forma di imposizione possibile, perchè: La verità vi fara liberi, dice Nostro Signore.
Ma nessun' altra forzatura, nessuna costrizione, nessuna finzione, nessuna umana invenzione attuale o ereditata, è compatibile con la disciplina della Verità, ai fini della Redenzione.
Falso sarebbe un atteggiamento soltanto esteriore; inutile un buon agire non supportato da identico desiderio.
Potrebbe servire a mantenere "l'ordine pubblico" o le "buone maniere", ma non a guadagnarsi il Paradiso.
"Chi è santo si santifichi e chi è peccatore pecchi, i tiepidi saranno vomitati".
Il più importante e difficile dei comandamenti che Il Signore, nella sua infinita bontà, ci ha donato, quello che tutti li riassume e completa è quello dettato per ultimo; nella sua forma originale e sintetica può suonare così: attento a ciò che desideri.
Quello che si porta nel cuore determina la salvezza o la dannazione.
Quindi l'educazione della volontà è la via, non le convenzioni: imparare a Volere il Bene.
Quando la propria volontà è un tutt'uno con la Volontà dell' Altissimo, si realizza la vera Comunione: si rende attuale e vera la frase della più famosa e bella preghiera dei seguaci di Cristo: sia fatta la Tua Volontà.

E allora: cosa è veramente l'uomo?
Se, come viene insegnato, egli è costituito da una parte visibile ed una invisibile, allora è nello stesso tempo: Campo di Battaglia e Volontà.
Nel campo si scatenano le forze che vanno al di là della sua comprensione, ma che egli ha il potere, concessogli da Dio, di ostacolare o assecondare attraverso l'uso della sua parte più alta e nobile: la Volontà, che alberga nella Segreta Camera del Cuore, dove nemmeno Dio Onnipotente entra senza il nostro Assenso.

mercoledì 30 novembre 2011

Quartine in italiano, in una notte agitata


Verità

Esistono soltanto quelle cose
che vivo, che ho vissuto, o che vivrò.
Il resto... è l'aria fritta che non ho...
anche se sembra profumar di rose.



Grazie

Grazie Signore, per i dolci doni
che mi dispensi. E per le storie amare,
grazie ancor più. Si, è vero: perdonare,
è assomigliare a Te, che mi perdoni.



Vivi

Nella mente di Dio, tutti i tuoi anni,
sono pochi secondi... o forse meno.
E allora: abbraccia il mondo, togli il freno,
perchè la Vita non sia solo affanni.



Apparenza e sostanza

É facile sembrare onesto e saggio
quando la vita si comporta bene.
Ma quando bara,  ecco che il coraggio
viene assai meno. É Dio che ci sostiene.



Preghiera

Rincorre un sogno da una vita intera,
con Fede e Carità, Tuo figlio. E spera.
Dio, fa in maniera che non sia chimera
la sua ricerca della Vita Vera.



Mistero

Ma quante meraviglie son nascoste!
Mai le conosceremo per davvero.
Serrati nel cassetto del mistero:
versi non scritti... splendide risposte.



Piango

Piango... per quegli amori non amati,
per la scienza che non ho conosciuto,
per la quella vita che non ho vissuto,
e per quei figli... non li ho generati.



Padre

Anima grande, anima profonda:
padre, che ho valutato troppo tardi.
La tua benedizione; e che risponda
bene per me... se adesso tu mi guardi.



Bugia

Tu credi che sia tua, nella tua mente,
la virtù di comporre in poesia.
E invece è falso. É solo una bugia
che racconti... colpevole e innocente.



Scusa

Scusa: non ho saputo esser fedele.
A un ricordo sbiadito. Non importa:
la colpa è mia. Nessuno lo supporta
questo mio amore, amaro più del fiele.



Dormire o scrivere ?

"Dormi!", tu dici. Ma se io dormissi
le migliori spremute di sostanza
rimarrebbero chiuse nella stanza
dell'inespresso: meglio se morissi.



Arrossire

Domani leggerò le quattro cose
che ho scritto in questa notte, ubriacata.
Le riterrò un' emerita "boiata",
e arrossirò; come le rosse rose.



Volo

Ma le cose più belle non le ho scritte.
Le serbo nel profondo del mio cuore
intangibili. E aspetto che l'amore
mi lanci in volo, senza più sconfitte.

A.L.  -  30/11/2011  -  3.10